Succede spesso che un lavoratore dipendente decida di avviare un’attività in proprio aprendo la partita IVA, ma molti si chiedono se è possibile far convivere le due cose contemporaneamente.
Anche la nostra lettrice Giulia ci ha posto la seguente domanda: “Ciao sono Giulia e sono una lavoratrice dipendente in un’azienda privata. Vorrei però aprire in parallelo la partita iva per occuparmi di social media, è possibile svolgere contemporaneamente lavoro dipendente e avere la partita iva? Se si, quanto mi costerebbe?”
Se sei un lavoratore dipendente e vuoi iniziare un’attività in proprio, in questo articolo ti daremo tutte le informazioni necessarie per poter svolger parallelamente lavoro dipendente e attività in proprio.
Esamineremo sia la situazione di lavoratore privato sia quella di lavoratore pubblico. Nel caso in cui tu sia un lavoratore dipendente di un’azienda privata, come la nostra lettrice, la risposta alla domanda è affermativa mentre se sei un dipendente pubblico la risposta è dipende. Andiamo a vedere meglio nel dettaglio.
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Indice dei contenuti
Lavoratore dipendente privato e partita iva
Per rispondere alla nostra lettrice, iniziamo a discutere della situazione di un dipendente privato con partita iva.
Un dipendente privato non avrà alcun obbligo verso il datore a patto che il contratto di lavoro non vieti esplicitamente la possibilità di avviare un’attività autonoma. Non sussiste nemmeno l’obbligo di informare il proprio datore di lavoro, ma è sempre bene chiedere l’autorizzazione o comunicarlo all’azienda.
Ci sono due elementi che il lavoratore dovrà prendere in considerazione:
- il patto di non concorrenza, ovvero il dipendente non dovrà svolgere attività, per conto proprio o per conto terzi, che siano in concorrenza con l’azienda per cui già si lavora. Il mancato rispetto di questo obbligo, costituisce una causa di licenziamento o di risarcimento danni.
- l’obbligo di riservatezza delle informazioni, ovvero il dipendente ha l’obbligo di non divulgare a terzi le informazioni ricevute durante il suo lavoro.
Lavoratore dipendente pubblico e partita iva
Cosa succede se invece sei un lavoratore dipendente del pubblico impiego? La situazione è un po’ più complessa.
Di base il dipendente pubblico deve esercitare la sua attività in esclusiva per l’Amministrazione Pubblica cui appartiene; ad ogni modo ci sono delle eccezioni come nel caso dei docenti e insegnati pubblici che possono svolgere senza problemi la libera professione previa autorizzazione della pubblica amministrazione. La stessa opportunità viene concessa al personale assunto con contratto part-time a meno del 50% delle ore di lavoro settimanali.
Questo non significa che il dipendente pubblico non possa aprire la partita iva ma avrà l’obbligo di comunicare al suo ente la volontà di iniziare a svolgere un’attività economica autonoma con partita iva e ottenere l’autorizzazione dalla propria Amministrazione, anche se si tratta di prestazione occasionale. Il dipendente pubblico dovrà rispettare tre regole fondamentali:
- L’attività svolta non deve interferire con il lavoro pubblico;
- Non ci deve essere un conflitto di interessi con la PA;
- L’attività autonoma deve essere svolta al di fuori dell’orario di lavoro.
Disciplina fiscale e previdenziale
Una volta verificato che l’attività non sia incompatibile o non sia concorrente con il lavoro dipendente, si potrà aprire la partita iva. Svolgendo contemporaneamente un’attività dipendente e un’attività autonoma riceverai due redditi separati. Tali redditi dovranno essere indicati in maniera autonoma nella dichiarazione dei redditi e si comporteranno diversamente a seconda del regime fiscale adottato:
- Regime forfettario
- Regime ordinario
Il regime forfettario può essere applicato per tutti quei soggetti che nell’anno precedente non abbiano percepito redditi da lavoro dipendente con RAL annua superiore a 30.000 euro. In caso di pagamenti di straordinari e premi, questi si sommeranno all’importo previsto dal contratto. Ad esempio, se Giulia ha una RAL di 28.000 euro ma nel corso del 2023 gli sono stati pagati straordinari per 600 euro e un premio di 1.500 euro l’importo percepito sarà di 30.100 euro e quindi nel 2024 non potrà utilizzare il regime forfettario. Un altro requisito previsto, in accordo con la legge di bilancio 2023, è quello di avere ricavi da partita iva non superiori a 85.000 euro l’anno e non avere partecipazioni in società di persone, capitali e studi professionali.
Approfondimento consigliato:
Lavoratore dipendente e regime forfettario
Nel caso in cui invece il soggetto opti per il regime ordinario, i limiti sopra non sussistono.
Si tratta di un regime più complesso che prevede la tenuta dei registri IVA, e che quindi presenta costi di gestione più elevati.
In ogni caso, i soggetti che percepiscono sia redditi da lavoro dipendente che redditi da lavoro autonomo sono obbligati a presentare il modello “Redditi” e non più il modello 730.
Attenzione, in questo caso il reddito da lavoro dipendente e quello da partita iva faranno cumulo tra di loro alzando l’aliquota IRPEF che si andrà a versare in dichiarazione.
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Noemi dice
Buonasera , con contratto cococo e con partita iva .. il totale dei compensi del contratto cococo mi vanno conteggiati all’interno della partita iva ?
Staff dice
Buonasera Noemi, grazie per averci scritto.
Se apre partita iva in regime forfettario, i redditi derivanti da partita iva saranno tassati separatamente rispetto ai redditi derivanti dal co.co.co.
Al contrario, se decide di applicare il regime semplificato ordinario, i redditi faranno cumulo tra di loro.
Cordiali saluti