
Il regime forfettario è una forma di tassazione agevolata dedicata ai titolari di Partita IVA individuale, tra cui rientrano molti professionisti. Rappresenta una soluzione ideale per chi vuole gestire la propria attività in modo semplificato, riducendo il carico fiscale e gli adempimenti burocratici. In questa guida completa aggiornata al 2025, analizziamo tutti gli aspetti fondamentali: requisiti di accesso, vantaggi fiscali, obblighi contabili, e indicazioni pratiche su come operare correttamente in regime forfettario.
Chi sono i professionisti che possono accedere al regime forfettario
Possono accedere al regime forfettario i lavoratori autonomi che svolgono attività professionali non organizzate in forma di impresa, come consulenti, freelance, tecnici, architetti, psicologi, commercialisti, avvocati, formatori, coach e altri liberi professionisti. È fondamentale che tali soggetti non superino la soglia di 85.000 euro di ricavi o compensi annui e che non incorrano in cause di esclusione come la partecipazione a società di persone o l’esercizio di altre attività in forma associata.
Esempi pratici di professionisti che aderiscono al forfettario
Vediamo alcuni casi comuni di professionisti che scelgono il regime forfettario:
- Una psicologa che apre Partita IVA individuale per attività di consulenza, e non supera 85.000 euro annui di compensi
- Un consulente informatico freelance che lavora per aziende, senza dipendenti e in autonomia
- Un architetto che lavora come libero professionista, con studio individuale e ricavi sotto soglia
Questi soggetti possono beneficiare delle agevolazioni fiscali e semplificazioni contabili del regime, a patto di rispettare i requisiti previsti dalla normativa.
Vantaggi fiscali per i professionisti nel 2025
- Imposta sostitutiva del 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni per le nuove attività)
- Esenzione dall’IVA e semplificazione della fatturazione
- Esenzione da obblighi contabili ordinari
- Contributi INPS ridotti, con possibilità di ulteriore agevolazione del 35% per artigiani e commercianti
Quanto si paga davvero di tasse nel regime forfettario?
Facciamo un esempio pratico. Marco è un consulente che nel 2025 ha incassato 45.000 euro. Applicando il coefficiente di redditività del 78%, il suo reddito imponibile risulta pari a 35.100 euro. Da questo importo può sottrarre i contributi previdenziali versati durante l’anno, che nel suo caso ammontano a 5.000 euro. Il risultato, 30.100 euro, rappresenta la base su cui si calcola l’imposta sostitutiva.
Nel regime forfettario, l’aliquota ordinaria è del 15%, quindi Marco dovrà versare 4.515 euro di imposta. Tuttavia, se è nei primi cinque anni di attività e beneficia dell’aliquota agevolata al 5%, le sue tasse si ridurranno a soli 1.505 euro. Un risparmio notevole rispetto al regime ordinario.
Come funziona il calcolo del reddito
Il reddito imponibile si calcola applicando un coefficiente di redditività ai compensi percepiti. Per i professionisti il coefficiente è generalmente pari al 78%. Dal reddito ottenuto si possono dedurre i contributi previdenziali versati nell’anno. L’imposta sostitutiva si applica sul risultato. Questo sistema consente una gestione semplificata e prevede che non si tenga conto delle spese effettivamente sostenute, ma solo di una percentuale forfettaria.
Adempimenti fiscali e obblighi 2025
Dal 1° gennaio 2024, anche i contribuenti forfettari devono emettere e ricevere fatture elettroniche tramite il Sistema di Interscambio. È obbligatorio conservare i documenti fiscalmente rilevanti in formato digitale, per almeno 10 anni, secondo le normative vigenti. Inoltre, bisogna prestare attenzione a non superare i limiti di compensi e ad aggiornare periodicamente il proprio codice ATECO, se necessario.
Quali sono gli adempimenti fiscali nel 2025 per i professionisti forfettari?
Dal 1° gennaio 2024, anche i professionisti che adottano il regime forfettario sono tenuti a emettere e ricevere fatture elettroniche tramite il Sistema di Interscambio (SdI) dell’Agenzia delle Entrate. Non sono più ammesse fatture cartacee, nemmeno tra forfettari.
È inoltre obbligatorio conservare digitalmente tutte le fatture per almeno 10 anni. Per farlo puoi attivare gratuitamente il servizio messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, oppure affidarti a un gestionale professionale con conservazione a norma.
Un altro vantaggio del forfettario è l’esonero dalla tenuta dei registri contabili IVA, dal libro giornale e dalla dichiarazione IVA. Tuttavia, è importante conservare ogni documento utile a dimostrare l’andamento dell’attività, specialmente in caso di controlli.
Come scegliere il codice ATECO corretto per il regime forfettario?
Il codice ATECO è fondamentale per accedere e operare correttamente nel regime forfettario. Ogni attività professionale o autonoma deve essere identificata con il codice corretto, poiché da esso dipendono:
- Il coefficiente di redditività da applicare ai compensi
- L’inquadramento fiscale e previdenziale
- Le eventuali agevolazioni o esclusioni dal regime
Scegliere un codice errato può portare a errori nei calcoli fiscali e persino alla perdita dei requisiti per il forfettario. È consigliato consultare una guida aggiornata ai codici ATECO o affidarsi a un commercialista esperto.
Quando un professionista perde il regime forfettario?
Il regime forfettario può essere perso se non si rispettano determinate condizioni. I principali casi di esclusione sono:
- Compensi superiori a 85.000 euro annui
- Partecipazione a società di persone
- Quote in SRL con attività connessa
- Reddito da lavoro dipendente oltre i 30.000 euro
- Collaborazioni con ex datori di lavoro recenti
In questi casi si passa automaticamente al regime ordinario l’anno successivo.
Approfondimenti utili
- Requisiti per il regime forfettario
- Guida alla fatturazione elettronica
- Sito ufficiale Agenzia delle Entrate
Gli errori più comuni dei professionisti nel regime forfettario
Anche se il regime forfettario è pensato per semplificare la gestione fiscale, è facile incorrere in errori che possono compromettere la permanenza nel regime o generare sanzioni. Ecco i più frequenti:
- Usare un codice ATECO errato o non aggiornato
- Superare il limite di ricavi senza accorgersene
- Non conservare correttamente le fatture elettroniche
- Non detrarre i contributi previdenziali dal reddito imponibile
- Non monitorare i requisiti d’accesso annuali (dipendenti, collaboratori, quote societarie)
Evita questi errori seguendo una guida aggiornata o affidandoti a un servizio di consulenza specializzato per il regime forfettario.
Domande frequenti
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